Interventi su scenari critici: le linee d’azione emerse dal corso ECM
Quali attività svolgere in caso di politiche abitative che portano alla chiusura del campo? Come affrontare una criticità in tema di ordine pubblico in un insediamento spontaneo? Come organizzare i servizi per far fronte ai numerosi accessi da parte della comunità?
È ruotata intorno a questi temi l’attività laboratoriale del corso di formazione ECM “La tutela della salute delle comunità RSC: strategie di intervento”, tenutosi presso la sede dell’INMP lo scorso 20 giugno. I partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi e sono stati invitati a elaborare strategie di intervento, relative a scenari di operatività nell’interazione con le comunità Rom, Sinti e Caminanti.
Gli scenari proposti, per ognuno dei quali è stata fornita una traccia dettagliata ed esaustiva, riguardavano specificamente le seguenti situazioni:
- Attività da realizzare in un campo come accompagnamento alle politiche abitative che portano alla chiusura del campo.
- Richiesta di intervento da parte delle autorità cittadine prefetto/comune per una situazione definita critica in un insediamento spontaneo.
- Richiesta del direttore aziendale di elaborare una strategia di intervento per affrontare i numerosi accessi ai servizi/al pronto soccorso da parte della comunità attraverso una riorganizzazione dei servizi.
Per guidare i partecipanti nella discussione e nello sviluppo delle strategie è stato predisposto e consegnato uno strumento di lavoro: il quadrante. Le 4 sezioni del quadrante chiedevano di rispondere alle domande:
- Come pianifichereste l’intervento (Quali informazioni sono necessarie? Dove/come reperirle?)
- Quali attori del territorio coinvolgere? Come? (Pubblico, ETS, reti locali formali e informali, ecc.)
- Individuazione e descrizione delle attività da realizzare (Esplicitare anche le figure professionali da coinvolgere e gli atti amministrativi necessari)
- Come coinvolgere la comunità di riferimento?
La sequenza nella compilazione delle sezioni non era obbligatoria, ogni gruppo ha scelto in maniera indipendente da quale riquadro partire. Dopo la compilazione del quadrante, è stato chiesto al gruppo di individuare anche le criticità e le raccomandazioni individuate nella pianificazione e della realizzazione di quanto proposto.
Alla fine, ogni gruppo è stato chiamato a restituire e condividere in plenaria quanto emerso durante l’esercitazione.
Il primo gruppo ha restituito l’importanza di raccogliere informazioni rispetto all’iscrizione al SSN delle persone accolte nel campo, di identificare i casi più complessi (come cronicità) per garantire una continuità assistenziale e capire, di concerto con il Comune, in quale luogo avverrà il trasferimento per mappare i servizi sanitari territoriali e costruire già un ponte con la comunità RSC soggetta al trasferimento. Il gruppo ha sottolineato l’importanza del lavoro in rete con ETS, medici di base, ambulatori STP/ENI e servizi sanitari territoriali, scuole, associazioni di quartiere e facilitatori locali. Le attività proposte sono state: mappatura dei bisogni di salute e dei servizi, potenziamento di attività di outreach, per stabilire rapporti di fiducia con le comunità; sensibilizzazione della comunità territoriale che accoglierà la comunità RSC e tavoli tematici con enti e associazioni. Le criticità individuate sono state le difficoltà di iscrizione al SSN e i vuoti normativi sui quali ASL e ETS non possono intervenire. Le raccomandazioni: il lavoro in rete, il coinvolgimento della comunità tramite figure chiave, la formazione degli operatori e la creazione di rapporti di fiducia basati sulla chiarezza.
Il secondo gruppo ha ripercorso le tappe di un intervento che è stato effettivamente realizzato e che è iniziato con l’identificazione di risorse per procedere a una ricognizione dell’ambiente e alla conoscenza dei soggetti e dei bisogni di salute all’interno dell’insediamento informale, anche attraverso la richiesta di informazioni al municipio, alle associazioni, alle ETS che si occupano di RSC.
Le attività proposte sono state: costituzione di una équipe integrata multidisciplinare che funzioni come “testa di ponte” da e verso i servizi sanitari e che prenda contatto con la comunità e proceda a una rilevazione dei bisogni di salute, sanitari e sociali. La messa in campo di offerta attiva con azioni di prossimità e accompagnamento ai servizi sanitari territoriali. Il coinvolgimento delle comunità RSC è pensato attraverso la figura del facilitatore, che opera nella comunità insieme agli operatori della Asl e delle ETS.
La grande criticità individuata è il bisogno di un intervento istituzionale multilivello di lunga durata (ad esempio per affrontare il problema abitativo). Le raccomandazioni sono di pianificare gli interventi in un’ottica di benessere collettivo del territorio, tenendo conto di tutte le comunità che vi sono presenti.
Il terzo gruppo ha esposto l’importanza di partire da un’analisi dei bisogni di salute espressi e inespressi delle comunità RSC, un’analisi dei bisogni formativi e delle percezioni degli operatori sanitari e un’analisi dei dati di accesso al P.S. Per riorientare la comunità ad un uso appropriato servizi sanitari, il gruppo ha proposto l’ apertura di uno sportello di orientamento ai servizi all’interno del Pronto Soccorso, la creazione di un’équipe multidisciplinare di orientamento e presa in carico socio sanitaria, interventi di offerta attiva nel campo e formazione per il personale sanitario. Figure chiave della comunità, operatori delle ETS operanti sul territorio e il Comune sono stati individuati come gli attori da coinvolgere nell’intervento. È stato proposto, per stabilire rapporti di fiducia, di offrire alla comunità momenti di educazione sanitaria, orientamento e offerta attiva di visite specialistiche, direttamente nei luoghi di vita, e incentivare la partecipazione ad eventi organizzati dalla stessa comunità RSC.
Le criticità riscontrate sono: limitatezza dei budget e vincoli burocratici. Le raccomandazioni: mettere a sistema le figure professionali individuate, il lavoro di rete e la sensibilizzazione degli operatori sanitari.
In conclusione, la condivisione da parte dei gruppi è stata occasione di confronto e riflessione sulle criticità che si è chiamati ad affrontare nel lavoro quotidiano e sulle buone pratiche possibili e ha messo in luce l’importanza della costruzione di un rapporto di fiducia e di un approccio di rete multidisciplinare e che tenga conto dei diversi punti di vista e prospettive.